18 Mag Marsala sotterranea
Marsala è piena di cave; il sottosuolo della città è un groviglio di cunicoli e cave scavate decenni e decenni fa attraverso i quali si possono raggiungere diversi punti, soprattutto a partire dalla Chiesa Madre, si può arrivare alla periferia. Questo reticolo di strade sotterranee era servito ai nostri antenati durante gli assedi, per potersi muovere al di fuori delle mura per trovare cibo senza essere scoperti dai nemici. Una delle più famose cave di Marsala è il “Santuario della Madonna della Cava”.
Secondo la storia, nel 1514 l’immagine della Madonna venne in sogno a Padre Leonardo Savina, che lo esortava a scavare presso la cava per ritrovare l’antico Simulacro su cui edificare una Chiesa. Il frate non si arrese mai durante i lunghi scavi, incoraggiato dalla voce della Madonna che sembrava gli ripetesse “Cava! Cava!”; finché un crollo della grotta riportò alla luce il simulacro che era stato nascosto dai cristiani lilibetani per proteggerlo dalle persecuzioni di Leone XIII e Costantino VI.
Fu ritrovata anche una statuetta alta 18 centimetri raffigurante la Madonna.
Con il suo ritrovamento si verificarono molti miracoli testimoniati da una vasta documentazione. Sembra che chi la scoprì fosse muto e riacquistò la parola.
Nel 1788 la città di Marsala elegge la Madonna della Cava con atto notarile Patrona principale e speciale protettrice della città.
L’11 maggio del 1943, in seguito dei bombardamenti che distrussero la chiesa, la Madonnina fu recuperata dalle macerie e tratta nuovamente in salvo.
Il Santuario si trova in pieno centro storico, ed è stato recentemente ultimato in armonia con i resti della sontuosa chiesa costruita a partire dal 1607.
Il corpo moderno del Santuario è perfettamente integrato con le strutture preesistenti: la sala parzialmente interrata è semplice ma ampia, concepita per ospitare un buon numero di fedeli. In fondo ad essa, dietro l’altare, una teca custodisce il sacro simulacro.
Un’altra meta della nostra Marsala sotterranea è la “Chiesa S. Maria della Grotta”.
Intorno il 1550 quei frati insediatisi nelle cave di pietra della chiesa, non apportarono notevoli modifiche a quanto già esisteva, ma si limitarono ad adattare quegli ambienti alle loro esigenze che, oltre alla meditazione e alle preghiere, contemplavano anche necessità legate all’abitare e allo svolgimento di operazioni della vita quotidiana.
La torre normanna della chiesa, di cui rimangono esili tracce, sembra sia stata costruita tra l’IX ed il XII secolo. Dalla torre vi si trova il percorso per raggiungere del Santuario sotterraneo che era destinato al culto.
Questi ultimi, prima della costruzione della chiesa costituivano un blocco unico, interrotto, poi, dalla costruzione della navata settecentesca, che fortunatamente non intaccò gli ipogei preesistenti.
Le grotte nel tempo hanno subito molte trasformazioni ma sono tre le fasi importanti rilevate: la necropoli punica, le cave di pietra e la necropoli paleocristiana, con gli ipogei, nicchie e tabelle funerarie, affreschi svaniti, lucernai, pavimentazioni risalenti al XVI sec., e tombe del XVIII- XVI.
L’ultima tappa è la “Chiesa di San Giovanni a Marsala”
La Chiesa è dedicata al compatrono della città ed è un edificio molto semplice con al suo interno un solo altare, di gusto classicista, sul quale è collocata una pregevole statua di San Giovanni Battista attribuita ad Antonello Gagini, sormontata dal monogramma di Gesù HJS, simbolo dei Gesuiti.
L’edificio è stato costruito in epoca imprecisata, probabilmente tra il XII e il XIII secolo d.C., su un edificio riconducibile all’età bizantina. Nel 1554 fu demolito, come tutti gli edifici fuori dalle mura, su ordine del capitano d’armi Giovanni Pignoso, intento a costruire le fortificazioni della città, ma le proteste della popolazione portarono alla sua riedificazione nel 1576.
Dopo un crollo agli inizi del secolo scorso, nel 1929 la copertura fu restaurata e l’edificio munito del portale di marmo della Chiesa di Sant’Andrea, andata distrutta.
Recenti restauri hanno consentito il recupero della pavimentazione seicentesca in ceramica smaltata di vari colori, composta di mattonella trapezoidali accostate tra loro nel rispetto di determinati accostamenti cromatici (giallo/nero e verde/bianco).
La chiesa è costruita sopra una grotta scavata nella roccia proprio nei pressi di una sorgente, considerata essenziale per la scelta, nel 397 a.C., del sito per la fondazione della città da parte dei moziesi in fuga dopo la distruzione dell’isola da parte di Dioniso di Siracusa.
La grotta è ritenuta da sempre dimora della Sibilla Cumana o Sicula.
Grotta della Sibilla
L’accesso all’antro, posto a quasi 5 metri al di sotto del livello della chiesa, è consentito attraverso due accessi. La grotta si compone di tre ambienti. La presenza di una sorgente d’acqua, che serve una vasca quadrata nell’ambiente circolare centrale, è stata molto importante nell’antichità per l’approvvigionamento idrico. Nel II-III sec d.C. l’antro fu utilizzato molto probabilmente come ninfeo o sala da bagno, collegata ad un edificio superiore, mentre i primi cristiani lilibetani ne fecero un battistero. Gli ambienti ipogeici sembrano essere stati utilizzati come luogo di culto di riti legati all’uso dell’acqua.
Proprio davanti alla sorgente, in una nicchia scavata nella roccia, vi è una pregevole statua in marmo alabastrino di San Giovanni Battista, attribuita allo scultore Domenico Gagini.
Data la presenza della fonte, la leggenda narra che qui Ulisse sia venuto a dissetarsi, data anche la prossimità del sito al mare. All’interno della grotta si trova un giaciglio, che sembra quasi scavato con le mani nella roccia, dove la Sibilla riposava.
Vale la pena sottolineare che, in quel momento, la popolazione di Marsala era in prevalenza di religione islamica, e che i primi edifici di culto cristiani furono la basilica di Santa Maria della Grotta e la chiesa di San Giovanni al Boeo, entrambe di rito greco–ortodosso.