21 Mag Marsala Tour 2
Marsala è un comune italiano di 83.004 abitanti della provincia di Trapani in Sicilia.
È il primo comune della provincia di Trapani, il quinto della Sicilia per popolazione e il sessantaquattresimo per popolazione in Italia.
Il nome le fu dato dagli arabi che la chiamarono Marsà ‛Alī (Porto di Alì) o Marsà Allah (Porto di Allah) da cui derivò il nome della città.
Famosa per lo sbarco di Garibaldi e dei Mille dell’11 maggio 1860 e per la produzione dell’omonimo vino Marsala, per cui, dal 1987, è Città del Vino. Nel 2013 è nominata Città e capitale Europea del vino.
Dal 2015 grazie al suo vino famoso in tutto il mondo, viene presentato nel campo della moda il color Marsala, che ottiene subito un grande successo, e diventa colore dell’anno secondo Pantone.
Sorge sulle rovine dell’antica città punica di Lilibeo (Lilibeum in latino), dal cui nome deriva l’appellativo di lilibetani (oltre a quello di marsalesi) per i suoi abitanti.
Cosa si può visitare a Marsala?
-Isole Egadi
L’arcipelago delle Egadi è composto dalle isole di Favignana, Levanzo e Marettimo, l’isolotto di Formica e lo scoglio di Maraone. Le isole Egadi sono incastonate in splendide acque cristalline, ed ospitano una ricca e variegata flora e fauna marina. Tali caratteristiche rendono questo arcipelago una meta ambita per gli appassionati dello snorkeling, delle immersioni e della vela. Le bellezze naturali che caratterizzano le acque di Favignana, Levanzo e Marettimo si estendono anche alla terraferma. Infatti per coloro che amano passeggiate immerse nella natura, le isole Egadi mostrano una ricca vegetazione dove non mancano piante endemiche con proprietà officinali, mentre dal punto faunistico rivestono rilevante importanza gli uccelli.
-Saline Ettore e Infersa
Le saline Ettore e Infersa, che si estendono nella zona della pre-riserva della Riserva naturale orientata delle isole dello Stagnone, sono costituite da vari ordini di vasche con una propria specifica funzione, collegate da chiuse e canali. La vasca più grande è la “fridda”, separata dal mare dalla diga esterna (in gergo “traversa” a mare). Viene alimentata direttamente dal mare, tramite i “purtedda d’ammare”, piccole chiuse che vengono aperte con l’alta marea. Le “fridde”, che sono anche delle ottime vasche di coltura per il “pesce di salina, sono collegate con il “vaso di coltivo”, una vasca di evaporazione e distribuzione, il cui livello è superiore a quello di tutte le altre.
Da essa l’acqua viene prelevata attraverso una serie di canali che la distribuiscono verso il cuore produttivo della salina, le “caure” o vasche evaporanti. Sono vasche poco profonde distribuite in gruppi di 4 vasche in serie. Ogni unità di questo genere alimenta in generale due vasche salanti, le vasche più vicine all’argine esterno, dove materialmente si produrrà la crosta di sale.
L’ultima vasca caura di ogni serie, detta sentina, è quella che alimenta le vasche salanti, con l’operazione che durante tutta l’estate si ripete ogni due-tre giorni e viene detta “sirvuta” (servita).
-Isola di Mozia
Mozia (o anche Mothia, Motya) fu un’antica città fenicia, sita sull’isola di San Pantaleo, nello Stagnone di Marsala. L’isola si trova di fronte alla costa occidentale della Sicilia, tra l’Isola Grande e la terraferma, ed appartiene alla Fondazione Whitaker. Agli inizi del Novecento l’intera isola fu acquistata da Joseph Whitaker; Fu lui a promuovere i primi veri e propri scavi archeologici.
La cinta muraria, lunga circa 2,5 km, racchiude tutta l’isola ed è fondata sul banco in calcare tenero che si alza appena (circa 2-3 metri) sulla brevissima spiaggia. Se ne conservano resti soprattutto nelle parti di sud-est, est e nord. L’ingresso alla città (Porta Nord) si articolava attraverso tre porte successive, a circa 22 m l’una dall’altra, ognuna delle quali era costituita da due aperture affiancate separate da un muro centrale. All’interno delle mura, a poca distanza dalla Porta Nord sorge l’area sacra del santuario di Cappiddazzu (in siciliano “cappellaccio”, usato per indicare un cappello dalla larga falda). Qui è stato rinvenuta nel 1979 la statua marmorea nota come il Giovane di Mozia, attualmente conservata nel museo. La necropoli della fase arcaica si trova sulla costa settentrionale dell’isola. Si tratta di una vasta zona rocciosa spianata, attraversata dalla cinta muraria, che lascia alcune tombe all’interno della città. Le tombe sono prevalentemente ad incinerazione e sono costituite da piccole fosse scavate nella roccia o nella terra che contengono il cinerario.
La parte centrale dell’isola era occupata dalla città vera e propria, con un reticolo viario ortogonale, di cui sono stati portati in luce solo alcuni tratti. Nel centro è visibile un tratto di una strada orientata in senso nord-ovest/sud-est, delimitata dalla fronte di diversi edifici. Una pietra collocata verticalmente in corrispondenza di uno spigolo, che doveva fungere da paracarro, rivela la presenza di un incrocio con una via ortogonale, solo parzialmente visibile, che doveva essere parallela alla strada della Porta nord.
-Florio
Nasce nel 1833 a Marsala ad opera dell’imprenditore Vincenzo Florio che, dopo aver acquistato un terreno in un tratto di spiaggia situato fra i bagli di Ingham-Whitaker e di Woodhouse, vi fece costruire uno stabilimento per la produzione di vino Marsala.
I primi anni della cantina furono molto difficili, con scarsi guadagni e poche prospettive. Florio poté resistere solo grazie alle sue ingenti risorse e alla fama della famiglia, all’epoca tra le più ricche d’Italia. Gli scarsi guadagni derivavano dall’eccesso dell’offerta rispetto alla domanda del mercato, quasi completamente estero, ed inglese in particolare. Florio fu il primo produttore ad etichettare il Marsala con il nome di un produttore italiano. Successivamente, grazie alla flotta di navi mercantili posseduta dalla famiglia Florio e alla sua organizzazione commerciale a livello internazionale, il Marsala divenne il vino da dessert più servito sulle tavole della borghesia europea e cominciò ad essere esportato anche negli Stati Uniti d’America.
-Chiesa Madre
La chiesa madre è situata sulla piazza della Repubblica ed è stata costruita intorno al 1176 per volontà dei Normanni. Il Duomo di Marsala è stato dedicato a San Tommaso Becket di Canterbury, a causa del naufragio di un’imbarcazione diretta in Inghilterra, la quale trasportava intere colonne corinzie e che tali colonne erano destinate alla costruzione della chiesa di San Tommaso in Inghilterra. Tale naufragio avvenne presso la spiaggia di Marsala. L’attuale struttura risale al XVII secolo, l’edificio misura 80 metri in lunghezza, 36 metri in larghezza e in altezza per 25. La facciata esterna, ultimata soltanto nel 1956, si estende in senso orizzontale in stile barocco che si dirama in cinque settori: quello centrale dal quale si erge il portale principale, di gusto barocchetto e delimitato da 4 colonne; ai lati sono presenti due portali in stile classico di dimensioni inferiori, mentre all’estremità si trovano due nicchie vuote, sopra le quali si possono ammirare cornici con motivi ornamentali.
Il Duomo presenta due campanili angolari sovrastati da una cupola per ciascuno sotto le quali si ergono le quattro statue di San Giovanni Battista, San Tommaso, San Leone e San Gregorio Magno. L’edificio interno è costruito con conci di tufo. Presenta una pianta di tipo basilicale che comprende tre navate a transetto adornate dalle opere dei Gagini e tra le quali un’immagine in marmo. Nella navata destra spicca un’opera d’arte del Riccio risalente alla fine del XVI sec. La navata centrale è larga 15 metri.
-Museo degli arazzi fiamminghi
Il museo degli arazzi fiamminghi è un museo della curia di Marsala che espone una serie di arazzi fiamminghi del XVI secolo. Essi sono tessuti ad alto liccio (cioè in telaio verticale) con elegante intreccio di lane e sete raffinatamente colorate. Eccone i soggetti, secondo la successione degli episodi
Primo arazzo – Giuseppe Flavio, difensore di Giotapata, esce dalla grotta dove si era rifugiato, dopo la caduta della città ad opera di Vespasiano.
Secondo arazzo – Agrippa, re di Tiberiade, perora la causa della città minacciata di distruzione di fronte a Vespasiano.
Terzo arazzo – Vespasiano è indotto ad accettare la nomina a imperatore decretatagli dai soldati alla morte di Nerone.
Quarto arazzo – Vespasiano imperatore riceve l’omaggio di un re siro.
Quinto arazzo – Vespasiano fa liberare Giuseppe Flavio dalle catene.
Sesto arazzo – Combattimento tra il giudeo Gionata ed il romano Prisco.
Settimo arazzo – il sacerdote Gesù di Nabuth offre a Tito, figlio di Vespasiano, due candelieri ed il libro sacro per la ripresa del culto nel tempio di Gerusalemme.
Ottavo arazzo – Sacrificio di Tito a Yahveh, dio dei Giudei.
-Museo Archeologico Baglio Anselmi
Il museo è ospitato in un antico baglio costruito intorno al 1880 come stabilimento vinicolo, sito alla periferia della città, ed è stato adibito a museo nel 1986 dalla Regione siciliana. Alla fine degli anni 2000 è stato espropriato ed acquisito al Demanio regionale il Baglio Tumbarello-Grignani e collegato al Baglio Anselmi con un apposito passaggio coperto.
Il museo è stato ristrutturato per ospitare la Nave punica, ritrovata nel 1969 nelle acque al largo dell’Isola Grande, presso l’imboccatura nord della laguna dello Stagnone. Altri reperti contenuti nel museo sono costituiti da ceramiche e terrecotte di epoca ellenistica e romana oltre ad una serie di epigrafi incise su lastre di pietra, anfore da trasporto, ceppi di ancora, e il carico di relitti arabo-normanni affondati nella zona.
Alle spalle del grande edificio si trova il vastissimo terreno entro cui sono stati trovati i resti dell’antica città di Lilibeo, insulae romanee i cui mosaici sono esposti al museo, ed un perfetto decumano.